AVVISI dal 27 aprile al 4 maggio 2025
Condividiamo la
riflessione del direttore de “Il Settimanale della Diocesi di Como” sulla
scomparsa di papa Francesco.
Papa Francesco,
uno per tutti
«Papa» sta per
«papà». E cosa succede quando muore un papà? Semplice: restano degli orfani.
Per cui, con la morte del Papa, siamo diventati tutti un po’ orfani. Nel caso
di papa Francesco, poi, la particolarità sta proprio in quel «tutti». Perché è
un «tutti» che non abbraccia solo i fedeli cattolici, e neanche solo i credenti
in Dio sparsi per la terra, ma coinvolge proprio ciascuno. Ognuno di quei
«fratelli tutti» (titolo della seconda enciclica di Bergoglio) che sono appunto
i figli d’uomo che compongono l’unica famiglia umana. Non c’è retorica nel dire
che, con la morte di papa Francesco, ogni figlio d’uomo sparso sull’orbe
terracqueo si ritrova ad essere un po’ più orfano.
Perché Francesco è
assurto a rappresentante di tutti, in questo nostro mondo globale che è di
fatto un enorme villaggio connesso, e nel quale o si sta a galla tutti insieme,
o chi per primo cola a picco inesorabilmente trascina con sé gli altri. Papa
Francesco è stato il profeta di un mondo unito. O meglio: di un mondo da
unificare. Lo capimmo perfettamente il 27 marzo 2020: quel Papa solo nella
piazza livida e deserta, al cospetto di tutto il mondo unificato dal virus. Ma
lui lo aveva già detto molto prima. Per esempio stigmatizzando le divisioni
della «terza guerra mondiale a pezzi». Oppure profetizzando «l’unità più grande
dei conflitti», e «il tutto superiore alle parti». Additando così come modello
per l’umanità intera non «il muro» (che separa), e nemmeno «la sfera» (che
unisce, ma omologando tutti), ma «il poliedro»: ossia l’armonia dei diversi che
si uniscono restando diversi. Eco umano di quei Tre divini, uguali, diversi e
uniti. Papa Francesco è stato la massima autorità morale e spirituale di questo
nostro mondo globalizzato nelle sue frenetiche contorsioni e fibrillazioni (le
guerre, lo spostamento dei popoli, il saccheggio del creato, l’economia dello
scarto). Talmente unitario, questo Papa, da risultare divisivo, agli occhi di
chi vorrebbe rialzare i muri.
Questa passione
per l’unità si è riverberata ovviamente anche all’interno della Chiesa
cattolica, con l’invito a «includere tutti». «Todos, todos, todos», ha
ripetuto Francesco ai giovani del mondo convenuti a Lisbona lo scorso anno. La
Chiesa mamma: accogliente, inclusiva, serva di tutti (e ci risiamo…), madre di
misericordia, ospedale da campo per ogni figlio d’uomo pestato dalla vita.
Chiesa che ascolta Gesù che bussa alla porta: ma non solo per farlo entrare
(primato assoluto della spiritualità, dei sacramenti, della preghiera), bensì
anche per «uscire» lei stessa incontro a Lui dove Lui si trova, cioè nelle
periferie del mondo e nel volto dei più poveri. Commentando, due giorni prima
di morire, la via Crucis del Venerdì Santo – un testo vertiginoso:
probabilmente il testamento spirituale di un pontificato – papa Francesco si è
soffermato sull’ottava stazione: le donne di Gerusalemme. Queste «madri della
Chiesa» che compatiscono e piangono il Figlio, proprio mentre gli apostoli
(vescovi e preti) sono in rotta: immagine perfetta di una Chiesa più femminile,
più materna, più inclusiva, più capace di tenerezza e di misericordia.
Papa Francesco è
stato il Papa della «conversione pastorale» della Chiesa: non certo come
risultato raggiunto, ma come obiettivo su cui d’ora in poi lavorare. Alla
Chiesa serve infatti concretezza di madre, perché le «idee» teologiche ci sono,
ma guai se perdono grip sulla «realtà». E serve anche capacità di
rigenerazione e di accompagnamento delle singole persone, perché i «tempi»
graduali di crescita delle persone e delle coscienze sono più importanti degli
«spazi» di potere controllati e gestiti dalla Chiesa. Talmente pastorale,
questo Papa, da risultare poco dottrinale (se non addirittura profanatore della
dottrina), agli occhi di qualche miope prelato troppo intento a guardare
indietro nello specchietto retrovisore.
Don Angelo Riva
(da “Il Settimanale online” del 22 aprile 2025)
I vicariati di Como, Rebbio e Monteolimpino
propongono,
come frutto della visita pastorale, di dare vita a un
PERCORSO
FORMATIVO di condivisione e spiritualità missionaria
aperto a tutti
coloro che sono interessati alla missione.
Per
pensare e condividere questo desiderio ci sarà un primo incontro
LUNEDÌ 5 MAGGIO 2025 alle ore 21.00
presso i
Missionari Comboniani di Rebbio
Chiediamo di
far passare la voce e l’invito.
AVVISI
Dom 27 – II domenica di Pasqua
- a Rebbio, ore 10: S. Messa con il battesimo di Anita Tarca;
- a Rebbio, ore 15: battesimo di Ginevra Roncoroni.
Lun 28 – a Rebbio, ore 18:
incontro Gruppo Accoglienza.
- sala parrocchiale di
Camerlata, ore 20.45: “In ascolto della Parola: Mc 5, 1-20”.
Appuntamento di preghiera e condivisione, aperto a tutti.
- a Rebbio, ore 21:
incontro per “Rebbio in festa”.
Mar 29 – a Rebbio, ore 21: INCONTRO
VOLONTARI GREST. L’incontro è aperto a tutte le persone (genitori, nonni,
pensionati, universitari…) disponibili a dare una mano durante il periodo del
Grest nei diversi ambiti (accoglienza e assistenza, collaborazione per pranzo e
merenda, pulizia e riordino, ma anche proposte di laboratori da fare con i
bambini, accompagnamento durante le uscite…), secondo le proprie possibilità di
tempo, anche poche ore alla settimana sono di aiuto.
Gio 1° maggio - Basilica di San Carpoforo, ore 20.30: ROSARIO per
l’apertura del mese di maggio.
Ven 2 - “Primo venerdì del mese” – a Rebbio, ore 17: adorazione
eucaristica; ore 20.15 ROSARIO a cui segue la Santa Messa.
Sab 3 - chiesa di Camerlata, ore
17.30: ROSARIO.
Dom 4 – a Rebbio, ore 10: S. Messa
con il battesimo di Mhatilde Librada.
- a Rebbio, ore 15: Prima
Confessione gruppo Discepolato 2.
______________________________
Resoconto offerte
parrocchia di Rebbio:
- offerte Quaresima
Missionaria € 12.000
- offerte Colletta del
Venerdì santo per la Terra Santa € 500
- offerte per i
terremotati del Myanmar, in totale € 3.150
- contributo di
solidarietà donato al Cinema Gloria € 2.000.
Commenti
Posta un commento