Don Giusto: Vegliate, è Natale!
La riflessione di don Giusto:
Vegliate, è Natale!
Vegliate, pregate: sono le parole di Gesù rivolte ai suoi discepoli, a noi e all’umanità.
A tutti noi è capitato di vegliare qualche notte per il mal di denti, oppure in attesa di un esame, di un’operazione, della nascita di un figlio, oppure del primo giorno di lavoro. Ma si tratta di qualche notte o poco più.
Gesù dice “Vegliate” come attitudine permanente, non occasionale, e vegliare significa cercare di capire il progetto di Dio e realizzarlo.
Capire è uguale a conoscere in profondità e se hai passione per la conoscenza non ti addormenti, non ti lasci addormentare dagli strilloni, dai demagoghi, dai populisti, ma ti lasci attrarre da uomini e donne veri, profondi nel pensiero e ancor più nell’agire.
Io stimo e invidio molto le persone profonde nella capacità di analisi del nostro mondo e della Chiesa, ma stimo ancor di più coloro che passano subito dal pensare all'agire e lo fanno insieme, in gruppo, in comunità.
Chi pensa seriamente in positivo al futuro della città di Como? Mi sembra una piccolissima minoranza.
Tanti capiscono, si rendono conto, ma sono pigri, non vogliono affrontare la fatica della lotta per il cambiamento sociale, altri si sono rassegnati ed altri ancora allontanano, narcotizzano le sfide.
Chi è “sveglio” non si preoccupa del consenso perché sa che Gesù è con lui e va diritto all'obiettivo. Chi è “sveglio” fa rete con gli svegli e non si preoccupa dei conformismi, della ragion di Stato, della diplomazia e dell'essere più avanti o più indietro degli altri. Chi è sveglio si innamora del bene comune e da esso, dalla sua corrente, si lascia trascinare senza sapere dove la corrente lo porterà.
Sogno la città di Como che primeggi in Italia nell'accoglienza, nella tessitura di relazioni di pace tra i popoli: città di frontiera, cuore pulsante d'Europa e del mondo.
Sogno e prego perché ciò accada.
Ti auguro un Natale povero e che ti cambi la vita.
Giusto Della Valle
Il mio amico Nico combina la passione per i viaggi con l'impegno sociale, dedicandosi a progetti umanitari in Guatemala tramite ONG e, al suo ritorno, promuove la cultura guatemalteca. Di fronte alla minaccia di guerra, ho chiesto a Nico se non volesse rimanere in Guatemala.Lui, però, è convinto di voler essere utile nella sua città, dove si aspetta di dover affrontare le conseguenze di un conflitto che potrebbe distruggere tutto e di poter aiutare chi ne avrebbe il bisogno. La sua decisione mi ha messo in crisi come le parole di don Giusto.
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