di Don Federico: Lettera agli amici ... dalla Romania

 

Bucarest, Natale 2020 Numero 1

Lettera agli amici… dalla Romania


Cari Amici!

Tra pochi giorni sarà Natale!

La nostra casa di Bucarest si chiama “Capanna di Betlemme”: così il nostro Fondatore, don Oreste Benzi, ha pensato di chiamare le case che ospitano i senza fissa dimora.

La nostra Capanna però quest’anno sarà quasi vuota…siamo qui in pochissime persone: Christian (un validissimo collaboratore), due persone italiane che svolgono il servizio civile, quattro senza fissa dimora che da molto son qui con noi, e io. Non ci saranno nessun ragazzo italiano che ha finito il percorso di recupero dalla tossicodipendenza e nessuna persona senza fissa dimora. Abbiamo circa 12 posti vuoti.

In ottobre e in una parte di novembre abbiamo accolto gli amici della strada: li andavamo a prendere alla stazione il tardo pomeriggio, venivano da noi, per una doccia, la Messa, la cena, quattro risate, pulizie tutti assieme e poi via…a letto. All’indomani mattina, colazione, preghiera insieme ed ognuno partiva per la sua strada. L’esperienza stava

diventando sempre più significativa, ma, poi, la seconda ondata di CoVid ci ha bloccati.

Noi non siamo un dormitorio: i senza dimora dormono nella stanza di fianco alla nostra, mangiano nello stesso tavolo dove mangiamo noi, usano il nostro bagno, c’è una condivisione molto stretta. La nostra casa è la loro, condividiamo la Capanna e questo tipo di accoglienza quindi sarebbe stato troppo rischioso, per noi e per loro.

Mi fa molto riflettere e mi mette tristezza l’idea che la “Capanna di Betlemme” a Natale sia chiusa… a quel tempo erano gli alberghi tutti pieni e Maria ha potuto far nascere suo Figlio almeno in una Capanna. Oggi no. Per il Natale 2020, la Capanna di Bucarest è chiusa.

Qui Gesù non può nascere!!!

Ma non mi posso fermare a questo pensiero. Abbiamo intensificato le serate sulle strade, da tre a cinque, ma anche questo non basta. A volte, qualche barbone con le lacrime agli occhi ci dice: “Perché non posso più venire da voi? È da parecchie settimane che non mi faccio la doccia…”. Sono pugni nello stomaco.

Ho pensato che forse non sono ancora degno che Gesù nasca in casa mia, che devo star ancor più in cappellina a pregare (è bella la nostra cappellina, risistemata dai ragazzi che sono usciti dalla droga!).

Ho pensato che ancora mi devo convertire, devo camminare…nella corona d’Avvento abbiamo messo un paio di scarponi, di quelli che inodossiamo la sera per uscire sulle strade.

Ho pensato che ancora devo farne di strada per giungere alla vera Capanna, e solo se mi accoderò ai poveri, agli ultimi, ai pastori, ai senza fissa dimora, ai tossicodipendenti, ai bambini zingari, potrò giungere alla vera capanna! La capanna che simbolicamente potrebbe essere quella di Mirela, una nonna di 68 anni, che vive in una casa abbandonata senz’acqua e riscaldamento con le sue tre nipoti, perché la mamma non può badare a loro (si prostituisce…); forse lì potrò trovare veramente Gesù! Ma quanta strada son chiamato ancora a percorrere..

E allora, per me e per voi, l ‘augurio che questo Natale possa essere un vero Natale di conversione, perché da questa pandemia, come ci suggerisce Papa Francesco, possiamo uscire migliori… sia un Natale vero per tutti noi.

Mi ha commosso la telefonata di un uomo italiano, che vive a Bucarest e che mi ha detto: “Se hai bisogno di un tetto per qualche tuo povero, ho due appartamenti in centro, li devo ristrutturare, ma almeno un tetto ce l’hanno”: per quest’uomo è già Natale…grazie.

In questo tempo abbiamo attraversato un grande dolore. Romeo (nella foto a lato con la camicia azzurra) ci ha lasciati; aveva parecchi problemi di salute e in aggiunta il CoVid. Era un ragazzo di trent’anni, accolto per molto tempo dalla Papa Giovanni qui a Bucarest, e che per un periodo è stato anche in un manicomio vicino a Bucarest, al “Bălăceanca”, dove eravamo andati a trovarlo: che esperienza drammatica. È vissuto nella solitudine più estrema, salvo che per brevi momenti di pace, ed è morto nello stesso modo. Eravamo in sei persone al suo funerale! Non dimenticherò facilmente il vento gelido che entrava nelle ossa, in quel pomeriggio...tanta tristezza e solitudine. Ora finalmente Romeo trova pace…ora trova un Papà, visto che sulla terra non è mai stato riconosciuto da suo padre.

Don Federico


Un po’ di rendiconto

Dopo il primo report, una donna ci ha mandato 400 euro di offerte come intenzioni di Sante Messe per i propri cari. Abbiamo, inoltre, ricevuto

altre 700 euro di offerte. Li abbiamo utilizzati per comperare qualche pentola nuova per la nostra cucina; abbiamo acquistato una catasta di legna (150 euro) per un’amica zingara, mamma di due ragazzi, che hanno costruito la loro casa nel passaggio tra altre due abitazioni; era riuscita a vivere discretamente in questi due anni con due lavori, e quindi ad essere completamente autonoma, ma con il CoVid ha perso uno dei due lavori, e quindi ci ha ancora chiesto una mano.

Stiamo continuando a pagare l’affitto dell’alloggio per i volontari italiani.

Avevamo bisogno di un freezer per conservare la tanta verdura, che ci serve per le minestre da portare sulla strada. Ne abbiamo chiesto uno, anche di seconda mano, alla Chiesa degli Italiani, e un carissimo amico dopo tre giorni ce lo ha fatto trovare…nuovo!

Mi commuove sempre la tanta generosità, semplice, umile, nascosta…

Progetti prossimi futuri

A Natale abbiamo sempre fatto dei regali molto simbolici; quest’anno vorremmo farne di più significativi (vista la pandemia e i tanti bisogni).

Ogni pacco regalo avrà un berretto, un paio di guanti, alcune mascherine per coprire la bocca ed il naso, alcuni pacchetti di fazzoletti di carta e un paio di scarpe invernali.

Inoltre vorremmo fare delle “cene” sulla strada un po più ricche, portando, oltre che alla minestra anche della carne.

Pensiamo di spendere sulle 1000/1500 euro, e per questo ci affidiamo alla Provvidenza.

Dobbiamo continuare a pagare l’affitto dell’appartamento per i volontari italiani: 420 euro al mese.

Beppe Amateis e don Federico


N.B. Si stanno facendo le selezioni per i prossimi Caschi Bianchi a Bucarest (servizio civile all’estero). La Casa dà disponibilità per ospitare due ragazzi di età dai 18 ai 28 anni. L’esperienza dura un anno: da maggio 2021 a maggio 2022. Le iscrizioni si chiuderanno a fine dicembre.

Se volete continuare ad aiutarci oppure contattarci per qualsiasi motivo non esitate a cercarci. Don Federico (0039347/3170426) e Beppe Amateis (00393482488149)

A tutti voi, un ringraziamento per il supporto che ci state fornendo, e un augurio di tanta serenità per il prossimo Natale e per un 2021, che speriamo sia meno doloroso per tutti!


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