Lettera ai giovani. di Roberto

 LETTERA AI GIOVANI 

con qualche domanda di riflessione


    Ciao ragazzi!

    Quando mi hanno chiesto di buttar giù una lettera per voi giovani devo dire che non sapevo bene cosa scriverci: dopo sei lunghi anni di Seminario l’infatuazione e l’entusiasmo dell’innamoramento dei primi mesi tendono un po’ a svanire... Mi ricordo quando sono entrato in propedeutica: tutto era nuovo ed eravamo tutti pieni di slancio. Ora non vedo l’ora di uscire. Scherzandoci un po’ su, parlo spesso di vocazione per estenuazione…

E allora – mi chiederete – chi te lo fa fare di essere ordinato diacono e scegliere il celibato (che è connesso all’assunzione di questo ministero)? Cioè di fare una scelta che compromette tutto il resto della tua vita? È possibile?


Scelta


     Penso che nel fare una scelta la spinta, per così dire, emotiva, il sentimento, non sia il centro. Anzi, una scelta per essere davvero tale forse non e ha davvero bisogno della spinta dell’emozione, altrimenti rischia di non essere davvero libera. All’inizio è importante, certo, ma poi è buona cosa che lasci spazio anche ad altro, a un senso più profondo e più meditato. 


     I momenti in cui ho fatto scelte sono stati proprio quei momenti in cui avevo meno turbinii sentimentali che mi muovevano. Quasi come se il Signore facesse un passo indietro e lasciasse che a prendere la decisione fossi davvero io.

Mi viene a pensare un po’ come quell’estate in Sicilia dove ci tuffavamo da quella scogliera in zona Castellamare: quanta paura prima di tuffarti, anche se sapevi che sotto non c’era il rischio di sbattere sugli scogli perché l’acqua era profonda… lì non c’era nessuno slancio che ti spingesse a tuffarti, c’era di mezzo solo la tua scelta…


Voi come ve la immaginate la vostra scelta di vita? Molte relazioni finiscono perché si dice non c’è più sentimento. Ma l’amore è solo sentimento? O è anche scelta, decisione di amare? 



Povertà

    

     È comunque chiaro, per ogni scelta: non sai come andrà a finire. 

A volte ci penso e mi chiedo se riuscirò a rimanere fedele, se sarò in grado di amare e mettermi a servizio della comunità dove sarò mandato… ma mentre me lo sto chiedendo mi rendo conto che questa è una domanda di per sé sbagliata, incentrata sulle mie capacità e sulla mia forza. Infatti. è stato proprio nei momenti in cui più ero fiero delle mie capacità personali, quando più pensavo di poter bastare a me stesso, che ho avuto i cedimenti più grandi… mentre è quando mi sono messo davanti al Signore come un poveraccio, in tutta la mia debolezza, che la forza del Signore più mi ha sostenuto, e ha operato attraverso di me. 


    Vi auguro di trovarvi anche voi in queste situazioni di debolezza, di nudità, dove tutte le nostre illusioni di perfezione sono cadute, dove muore l’immagine ideale di noi stessi. E in quel momento ti auguro di metterti davanti al Signore che ti ama… è una delle esperienze più vere e belle che un uomo possa fare. È un’esperienza di conversione e di rinascita, perché si comprende come la mia vita abbia senso solo in una comunione con il Signore.


Il “successo” della vostra vita dipende solo dalle vostre capacità personali? Oppure esiste uno spazio dove può agire qualcosa che sta oltre noi stessi, un Altro? 

Dono di sé


     Il momento in cui ho iniziato seriamente a interrogarmi sulla mia vocazione personale è stato quando ho iniziato a vedere la mia vita non come una condizione da migliorare, da accrescere, ma come qualcosa da donare. 


     A un certo punto ho iniziato a non pensare tanto quale lavoro avrebbe potuto darmi di più, quale azienda mi avrebbe offerto più opportunità, quale specializzazione mi avrebbe realizzato di più… ma per chi volevo spendere davvero la mia vita. 

Non più un pensiero che cercava di attirare a sé, che cercava, anche nel bene, il mio tornaconto, ma che diceva “tu”. E questo “tu”, per quanto bella fosse una relazione con una ragazza o un lavoro in uno studio tecnico, questo “tu” era altro, era una comunità, era il buon Dio.


     Questo cambio di prospettiva penso sia stato uno dei grandi passi che il Signore mi ha fatto fare. Sì, è stato prima di tutto un dono di Dio, è stata la sua Grazia che agisce in noi e ci dona una luce nuova per comprenderci. È quindi qualcosa da chiedergli, non solo frutto del nostro sforzo.


Come concepisci la tua vita: come qualcosa da migliorare o anche come qualcosa da donare?



Roberto

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